Bilad Esh-sham, visitando il paese alla sinistra della Mecca

Bilad Esh-sham, visitando il paese alla sinistra della Mecca

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La Siria: sin dall’antichità crocevia tra Oriente e Occidente, da sempre paese bramato dalle più grandi potenze ed i più grandi imperi per la sua posizione geografica e per le sue terre che formano la cosiddetta Mezzaluna Fertile – area che si distacca da quella desertica che caratterizza tutto il territorio limitrofo – è stata la meta del mio ultimo viaggio. La sua capitale: Dimeshq o meglio Damasco, conosciuta anche con il nome di Esh-Sham (la sinistra, contrapposta all’Arabia e La Mecca che sarebbero a destra), è una città che ha fascino da vendere.

Parto alla volta della “perla dell’Est”, orgoglio della nazione, città costantemente abitata sin dal terzo millennio avanti Cristo; diceva Mark Twain in Innocents abroads (1869): “ Va indietro quanto vuoi nel passato e Damasco c’è sempre stata …”.
Arrivo di notte ed immediatamente vengo catturata dal fascino orientale di quella che all’indomani, sin da subito, mi si presenta come una vera e propria metropoli: caotica, rumorosa, inquinata, disordinata e polverosa; elementi che presi singolarmente infastidirebbero, ma che assieme ti stregano come un’influenza magica.
Percorro le vie del centro alla ricerca di un alloggio che sarebbe stato mia dimora per i quattro mesi a venire; passeggio nel cuore della città vecchia e mi accorgo del suo carisma: splendori immersi in un ambiente dal fascino unico; cammino tra i suq e gli odori di infinite spezie assalgono il mio olfatto. Perdo di vista lo scopo di quella passeggiata, ora è il fitto reticolo di strade strette e tortuose che caratterizzano il centro a condurmi. Esploro ogni angolo, osservo tutto attentamente ed un energia nuova alimenta il mio cuore: davanti a me un mondo antico tutto da scoprire, ornato da colonne, archi e porte, un misto di storia, commerci e convivenza dal sapore tipicamente orientale.
L’annuncio di un affitto sulla vetrata di un market mi riporta alla realtà. Entro. Parlo con il proprietario, gli pongo un paio di domande chiave (riscaldamento si/no, bagno alla turca/occidentale, locazione) … “vedere non costa nulla” – mi dice, e allora chiude bottega e mi porta a visitare la stanza. Lo seguo e nuovamente mi smarrisco tra le vie, ma questa volta a guidarmi è un giovane ragazzo locale.
Per tutta la durata del mio soggiorno a Damasco non ho mai avuto paura, mai mi sono sentita minacciata o in pericolo, ma ricordo bene che quel giorno, un po’ di ansia timorosa mi assaliva … Lo seguo per i vicoli, vicolo dopo vicolo, destra, sinistra, destra e ancora destra fino ad imboccarne uno, buio, stretto e cieco! Penso tra me e me “ torna indietro, non ti avventurare”, ma poi il giovane Samir si gira e mi tranquillizza; mi spiega che per accedere alle case che si trovano all’interno della cittadella (la città vecchia appunto) bisogna percorrere questi corridoi (perché più che strade è questo ciò che sembrano) che rappresentano , con la porta, il passaggio dalla vita pubblica a quella privata, in un certo senso l’anticamera alla privacy della famiglia. Sorrido. Entriamo. Wow! Ero in una tipica casa damascena. L’atmosfera era quella da Mille e una notte: una corte con una fontana al centro, piena di piante e fiori, sulla quale si affacciano la cucina, il salone per gli ospiti, la sala da pranzo e le camere da letto. Ogni stanza era a sé. Me ne mostra una. Mi piace. Contratto il prezzo e mi ci trasferisco.
Una delle prime regole da tenere a mente quando si visita un paese arabo è la contrattazione. Essa è una componente essenziale nella dinamica dell’acquisto, ed i prezzi sono sempre gonfiati proprio per lasciare margini alle trattative. Avevo una casa.

Questo è stato l’inizio della mia avventura, che poi tanto “avventura” non è stata! Damasco, la Siria intera, è un luogo abitato da genti rispettose, cordiali ed ospitali, dove la figura della donna è altamente rispettata. Percorri la città da parte a parte e la parola che risuona di più nelle tue orecchie è: “Welcome, Welcome!!” (parola usata per tradurre genericamente alcune delle tante espressioni di cortesia che gli arabi usano, come per esempio Ahlan w Sahlan – sii uno della nostra famiglia e mettiti a tuo agio o Al-hamdu lillah As-salama – grazie a dio per il tuo buon arrivo ).

Raramente ho visto collezioni di così tanti prodotti artigianali: nei suq puoi trovare di tutto! Profumi, sete e cotoni, collane, bracciali, argenti ed ori, rame … Gli itinerari da fare sono molti: attraversa la parte delle spezie ed il tuo olfatto impazzirà; attraversa la parte dei tessuti ed i tuoi occhi si illumineranno dei mille colori delle stoffe più pregiate; poi fabbri ed artigiani ed allora le tue orecchie saranno assordate dai rumori delle macchine che producono scintille a cielo aperto.

Entrare in sincronia con il ritmo della città è stato difficile. A mio parere gli arabi sono il popolo per eccellenza che vive “ in un tempo senza tempo”, le ore ed i minuti sono parametri convenzionali usati per scandire lo scorrere della giornata, ma nulla di più! Se mai un arabo ti darà un appuntamento, non pensare all’ora precisa ma all’arco di tempo nel quale potresti incontrarlo.

Col passare del tempo avevo guadagnato la mia quotidianità e nel mio piccolo ero entrata a far parte di quella società cosmopolita, frenetica e lavoratrice. Impegnavo le mie giornate al meglio e ricordo bene che quando mi fermavo per un tè, una delle cose più difficili, mentre consultavo la guida, era compilare la pagina della mia agenda sotto la voce “progetti/cose da fare”!
La Siria, un museo a cielo aperto dove le prime tracce di frequentazione umana risalgono a 600.000 anni fa, offre una lunga lista di città e villaggi con siti archeologici che possono arricchire la tua conoscenza e, se proprio devo fare un nome, Tadmor (Palmira) è sicuramente una delle tappe indimenticabili di questo viaggio.
Oasi nel deserto, patrimonio mondiale dell’umanità, colonia romana … è un’antica città che “ ti mozza il fiato”! Immaginate colonnati infiniti ed imponenti, templi e teatri, santuari e necropoli, tutto conservato alla perfezione e situato nel bel mezzo del deserto. Chiudete gli occhi ed il fruscio del vento che accarezza le rovine verrà tradotto dalle vostre orecchie nello schiamazzo che caratterizzava questo sito in un tempo ormai dimenticato, quando era un centro carovaniero, tanto da essere soprannominato la Sposa del deserto. Al tramonto il sole infuoca la roccia che si illumina di rosa ed allora la tua immaginazione esplode tra quel sapore di avventura e mistero che caratterizza i colonnati.
Affascinante, davvero! Anche se, in fondo … dopo tanto girare, ciò che rimane davvero impresso nella mente e nel cuore è il ritmo pulsante che esprime vita, Vita! Damascena.